Sono contento di lavorare in A.la.t.ha. … Abbiamo ricevuto in redazione una lettera autografa di Matteo Ambrosini, il nostro impiegato modello, che testimonia l’impegno di Alatha nel lavoro a favore delle persone disabili
Città Ideale parla dell’esperienza lavorativa sviluppata in ambito A.la.t.ha.
Sono contento di lavorare in A.la.t.ha. …
Abbiamo ricevuto in redazione una lettera autografa di Matteo Ambrosini, il nostro impiegato modello, che testimonia l’impegno di Alatha nel lavoro a favore delle persone disabili
In tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, con leggi fatte ad hoc ma non sempre rispettate, con aziende che chiudono i battenti ad ogni piè sospinto, il lavoro per una persona disabile diventa giorno dopo giorno merce rara, un tesoro da trovare e, una volta entrati in possesso, da conservare gelosamente.
La grave stagnazione del mercato del lavoro unita a una deleteria cultura che vede il disabile come soggetto improduttivo se non addirittura d’ostacolo ad un dinamico ciclo produttivo non rappresentano certo un fattore trascinante ed integrante per chi, da sempre, lamenta un generale disinteresse verso una tematica molto vicina ad essere una “piaga sociale”.
La vecchia legge 482/68, pur essendo considerata per anni una normativa socialmente all’avanguardia nell’ambito dell’integrazione lavorativa delle persone disabili garantendo il collocamento obbligatorio a chi facesse parte delle cosiddette “categorie protette”, ha lasciato dietro di sé lunghissimi elenchi di potenziali ma mai avviati lavoratori svantaggiati. Negli ultimi anni, una nuova legge, la n. 68 del 1999, pare voglia mettere ordine in quello che da sempre è considerato il “labirinto lavorativo”, assegnando altresì un importante ma, allo stesso tempo controverso, ruolo formativo professionale al settore no profit.
Corsi di formazione, periodi di tirocini pre inserimento sono gli strumenti messi a disposizione per facilitare un processo integrativo troppo spesso ostacolato se non addirittura rifiutato a priori. È in linea con questi dettami che A.la.t.Ha. ha inserito nei suoi progetti alcune iniziative che possano essere un punto di partenza verso la ricerca di una futura, stabile e professionalmente appagante attività lavorativa.
Questo impegno, per A.la.t.Ha., trova la sua massima espressione nell’inserimento tra le proprie file, fin dai primi anni di attività, di alcune persone con handicap. Con esse il rapporto è stato subito improntato sulla collaborazione reciproca, sul rispetto e sull’impegno lavorativo, nella piena consapevolezza delle reali potenzialità dell’individuo aldilà delle condizioni fisiche o psichiche. Un rapporto sincero, senza pietismi o volontà solidaristiche ma frutto di decisioni ragionate e lontane da razzismi e preconcetti che possano alterare un normale confronto umano e professionale.
Da allora circa quindici corsisti e tirocinanti hanno ravvivato e donato umanità ai nostri uffici spesso a contatto con situazioni personali di grave disagio. Ad oggi, ben cinque lavoratori appartenenti alle categorie protette fanno parte della struttura organizzativa A.la.t.Ha. nelle mansioni più varie: dai trasporti alla redazione, dalla segreteria al centralino.
Un rapporto pronto a rinnovarsi giorno dopo giorno e, soprattutto, preparato ad affrontare le insidie e gli ostacoli che la società a volte oggi impone, e non solo a noi più sfortunati. Un rapporto testimoniato dalla lettera di Matteo.
La selezione degli articoli di Città Ideale verrà proposta in diversi giorni.
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