Fra attualità e D-Storie le problematiche correlate alla figura dell’insegnante di sostegno.
Se avrete il coraggio, lo stomaco e … per leggere tutto l’articolo scoprirete un mondo e delle vicende strettamente collegate agli articoli pubblicati negli ultimi giorni ed inerenti la scuola e, più precisamente, gli Insegnanti di Sostegno.
In fondo all’articolo troverete anche i links agli articoli già pubblicati. Vi consiglio anche la lettura di un racconto firmato Marco Pini dal titolo “A scuola con Luigi”.
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Il grande Vittorio Gasman recitava in un suo monologo: “… oggi anche il cretino è specializzato!”. Facendo i finti tonti verrebbe da chiedersi: in cosa?
Il titolo dell’articolo è palesemente una presa in giro per tutti quelli che continuano a piangersi addosso ed a pretendere ciò che mancava quando le cose andavano meglio: prima che i Disabili diventassero dei burattini nelle mani di Psicologi e Pensatori di vario tipo con la capacità di soffiarsi il naso da soli …
Facciamo un salto in dietro nel tempo sino al 1969.
Avevo sei anni, dovevo iniziare la scuola ed i miei genitori, si narra che l’idea fu di mio Padre, decisero di farmi frequentare l’Istituto Don Carlo Gnocchi di Milano. Saltiamo a piè pari i come ed i perché per giungere al contesto: sette anni di scuola, cinque per le Elementari ed i primi due delle Medie (prima che tornassi a Chivasso).
Il Don Gnocchi aveva scuole interne con insegnanti di ruolo senza preparazioni specifiche se non quelle sviluppate sul campo di classi composte solamente da Disabili. L’Insegnante di Sostegno era ancora allo stato di ovulo da fecondare, l’idea non era neppure ancora embrionale. Come facevano quindi questi poveri ragazzi? Abbandonati a se stessi con un’unica maestra …
Facevamo tutto ciò che c’era da fare e stavamo benissimo! Eravamo studenti sereni, monelli chi più chi meno, volonterosi e ruffiani chi più chi meno, insomma: nel nostro modo d’essere eravamo privi di problemi! Il primo insegnamento che ci venne dato fu: escludendo l’impossibile, tutto il resto e possibile!
Tutti son convinti che il Don Gnocchi fosse un Istituto per Disabili, in effetti … C’è però la “fregatura” ben congegnata dal suo fondatore Don Carlo Gnocchi e portata avanti da tutti i membri della Fondazione: periodicamente i genitori venivano chiamati all’appello e con la scusa di esporre la situazione del figlio si analizzava il grado di apprendimento e maturità dei componenti la famiglia. I genitori, ancor più per un figlio Disabile, sono il sostegno alla sua crescita e formazione. Un genitore non è in grado di gestire in maniera corretta la presenza del figlio Disabile in famiglia se non adeguatamente preparato. Ciò a rischio di errori che caratterizzeranno poi il suo vivere o peggio il suo sopravvivere.
Quest’ultimo passaggio serve a far comprendere come la serenità degli studenti dipendesse dalla lucidità educativa della loro seconda famiglia: il Don Gnocchi.
Personalmente ero sia persona a modo che giovane delinquente … Sono finito più volte in infermeria per scaramucce con Angelo tanto Amico quanto rivale per “banda” di appartenenza. Nessuno a mai ripreso nulla (i telefonini non esistevano ancora …) come non hanno risuonato le sirene della polizia o son finito nei TG.
Ho l’impressione che stia sempre più dilagando ignoranza, pigrizia e strumentalizzazione in un teatrino dove i genitori delegano troppo per pigrizia o deficienza, gli insegnanti depauperati in autorità si sottraggono (anche per giusta difesa!) alla gestione della classe in generale ed ancor di più quelle miste (Normaloidi + Disabili) ed infine i Disabili piagnucoloni od aggressivi che o subiscono o vessano con il potere della compassione.
Vogliamo l’integrazione? Bene, torniamo a quando anziché parlarne la si faceva! Adoperiamo la risorsa della Maestra di Sostegno per realizzare classi con meno bambini, ma tutti appartenenti ad una unica realtà. Per la sua particolare preparazione la Maestra di Sostegno dovrebbe essere la titolare di cattedra della classe in cui c’è l’alunno Disabile. Quest’ultimo, così facendo, vivrebbe gli aiuti, gli scherzi, le strattonate e tutto quanto puntualmente restituirebbe. Certamente la porta della “gabbietta dorata” si spalancherebbe e da essa entrerebbe un mondo di liberi affetti, libere liti, libere botte da orbi e … Insomma entrerebbe la vita!
A sostegno di tutto ciò andrebbe anche restaurato l’istituto del ceffone tanto aborrito da molti genitori, psicologi e pedagoghi. Ne ho presi pochi, ma quei pochi non anno certamente bloccato il mio sviluppo. Come per tutto, ciò che non va è l’abuso. L’insegnante, soprattutto elementare, si sostituisce per le ore di scuola alla famiglia: non ditemi che mamma o papà non vi hanno mai allungato una sberla …
Oggi, a distanza di anni, noto un’ingerenza immotivata da parte dei genitori nei confronti degli insegnanti che a loro volta, non tutelati, si sono piegati al non agire. Un’insegnante sostenuta dalle istituzioni ed appoggiata anche dai genitori sarebbe anche la docente in grado di sviluppare integrazione.
La disabilità ha molte sfaccettature: il Dsabile motorio, quello psichico o semplicemente (ai margini della specifica realtà) il ragazzino caratteriale. La ove non vi siano specifici pericoli derivanti dall’agire del Disabile bisognerebbe veramente tornare al 1969! Porre sotto i riflettori della pubblica opinione non il Disabile, ma chi crede ancor oggi che sia infettivo, che Distrofia o Spasticità con tutte quelle non citate abbiano la stessa trasmissibilità di un raffreddore. La disabilità così come lo descritta non è trasmissibile, l’ignoranza però lo è! Può anche essere fulminante se supportata dai media che quasi sempre sostituiscono alla parola Disabile espressioni come “Diversamente Abile” o Handicappato.
Torniamo in classe che sta per suonare la campanella …
Gli anni del Don Gnocchi trascorsero felici fra molti Amici. In classe come fuori ci si aiutava, io spingevo chi era in carrozzina e da lui venivo aiutato nel mangiare anziché in altre cose che richiedessero una precisione motoria degli arti superiori. In poche parole: banco comune, ognuno metteva ciò che aveva!
Il Don Gnocchi non fu l’unica isola felice: la terza media ed i cinque anni di Liceo Scientifico trascorsero nella più totale integrazione (senza alcuna Insegnante di Sostegno). La descrivo oggi, ma mai mi accorsi di un fenomeno che non esisteva: io ero uno dei tanti di quella classe e poi di quella scuola.
Sino a quando è stato possibile, per motivi di tempo, i compiti in classe li ho sempre fatti con una macchina da scrivere elettrica della Olivetti. Quando poi, temi, traduzioni e … diventarono troppo lunghi, si passò al compito in classe differito (e variato, ovvio …) di una settimana. Così mentre gli altri erano impegnati nel compito in classe io venivo interrogato (a lungo …) ed era positivo perché potevo dimostrare, ad esempio, tutto il mio sapere sulla storia latina, per poi copiare spudoratamente senza suscitare dubbi …
L’unico vero trauma che vi fu, capito anni dopo nella sua infinita disgrazia: il passaggio da Milano a Chivasso. Non è un problema di città o persone, quanto di dimensioni, di strutture, di anonimato che obbliga alla conoscenza anziché una conoscenza (presunta) costruita su basi minime o nulle artista di profili falsi o meglio falsati.
Io non conosco i disegni del Ministro dell’Istruzione, ennesima meteora in un celo pieno di stelle cadenti, come non ho la conoscenza dei principali attori della scuola italiana: Maestre, Professori, Direttrici e Rettori.
Una cosa però la so: che ognuno torni a sedere al proprio posto che la campanella è suonata!
NdA:
No, non è un errore di scrittura “idivirb ad airots anU”!
Visto che le cose vanno storte, così pare, mi è sembrato rispettoso ed originale adeguarmi …
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