I grandi Disabili: Ludwig van Beethoven.
La storia di una vita raccontata con semplicità e chiarezza, da leggere.
Ludwig van Beethoven, il genio disabile
Ludwig van Beethoven nasce nella casa di Bonngasse 20, secondo di sette fratelli da Johann van Beethoven (1740 – 1792) e da Maria Magdalena Keverich. Il padre era tenore nella Cappella musicale della corte di Bonn del principe elettore di Colonia ed è il primo maestro di Ludwig. Dal 1781 inizia a studiare col Kapellmeister di Colonia, Andrea Luchesi, che avrà una notevole influenza sulla sua prima formazione. Ma il suo primo, vero maestro è il nuovo organista di Corte Christian Gottlob Neefe, seguace di Carl Philipp Emanuel Bach e, come didatta, dell’insegnamento de Il clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach.
L’amico d’infanzia Franz Gerhard Wegeler lo introduce nella casa di Helene Breuning, che richiedeva un insegnante di pianoforte per i propri figli. Conosce il conte Ferdinand Waldstein che gli favorisce, nel 1787, una permanenza a Vienna interrotta nel luglio dalla morte della madre, alla quale segue, in settembre, quella della sorellina di un anno.
Sono molte le persone disabili che hanno concorso alla sviluppo della nostra società così come la conosciamo oggi. Lo sapevate, per esempio, che Beethowen ha composto la sua musica immortale quando era completamente sordo?
Nel 1789 s’iscrive all’Università di Bonn, fondata tre anni prima, per soddisfare quelle curiosità intellettuali indispensabili per chi, come lui, non si sente uno stipendiato di Corte ma un artista indipendente. Nel luglio 1792 Joseph Haydn, il maggior musicista tedesco vivente, visita Bonn. Dopo il concerto tenuto in suo onore, gli viene presentato il giovane secondo organista di Corte, che gli offre in esame la sua Cantata per la morte di Giuseppe Haydn, gli promette di aiutarlo a Vienna nello studio e nel lavoro.
Beethoven lo prende in parola e saluta i fratelli Karl e Johann, verso i quali ha i compiti di capofamiglia, essendo il padre alcolizzato ormai interdetto. La mattina del 3 novembre 1792 Ludwig lascia per sempre la sua città.
Nella capitale dell’Impero e della musica Da poco arrivato a Vienna, lo raggiunge la notizia della morte del padre, avvenuta il 18 dicembre 1792 e la fuga del principe elettore da Bonn, conquistata dall’esercito francese, perdendo così sia la pensione del padre che il suo stipendio di organista. Conosce tuttavia il funzionario della Corte viennese, barone Nikolaus Zmeskall, e altri nobili.
Può così essere protagonista nei frequenti concerti tenuti nei palazzi nobiliari e in quelli pubblici promossi da aristocratici mecenati, ove esibisce grande tecnica pianistica e facilità d’improvvisazione. Significativa è la testimonianza del compositore boemo Johann Wenzel Tomásek. Haydn si occupa poco e di malavoglia dell’istruzione del promettente allievo verso il quale prova un’appena dissimulata antipatia, del resto ricambiata, e non ne condivide le tendenze artistiche.
Molto più utili gli sono gli insegnamenti di Johann Georg Albrechtsberger, organista di Corte e maestro di Cappella della Cattedrale di Santo Stefano – ironicamente definito da Beethoven espertissimo nell’arte di fabbricare scheletri musicali – la cui grande esperienza nel contrappunto polifonico gli tornerà tuttavia molto utile. Durante questa fase di perfezionamento conobbe Antonio Casimir Cartellieri, anche lui allievo di Albrechtsberger, con cui stringerà un’amicizia che durerà fino alla morte del Castellieri nel 1807.
Nel 1795 tiene il suo primo concerto pubblico, eseguendo il proprio Concerto per pianoforte in si bem. magg. op. 19. Ormai si è imposto fra gli appassionati di musica viennesi.
Nel 1798 il Beethoven comincia ad avvertire i primi disturbi all’udito, caratterizzati inizialmente da ronzii che, estesisi dall’orecchio sinistro al destro, diminuiscono progressivamente le sue capacità uditive fino alla totale sordità dal 1818. Il nervo acustico del musicista è completamente atrofizzato e pertanto nessuna cura gli può essere efficace.
Il 1824 è l’anno delle rappresentazioni dei suoi capolavori orchestrali: la Missa Solemnis, a San Pietroburgo il 6 aprile 1824, per interessamento del principe Boris Galitzin cui Beethoven dedicherà i suoi ultimi Quartetti, e la Nona Sinfonia a Vienna, il 7 maggio, con successo di critica ma insuccesso finanziario, dal momento che le spese di rappresentazione assorbono tutto l’incasso.
Gli spartiti della sinfonia No. 9 in D Minore. Op. 125
Il 15 ottobre 1825 si trasferisce nel suo trentesimo e definitivo appartamento viennese, al numero 15 della Schwarzspanierstrasse, due stanze che fanno parte dell’ex convento degli Spagnoli Neri, lungo le Mura di Vienna. La sua salute, minata dalla cirrosi epatica, è peggiorata, e la dieta, a base di uova e di vino, non può certo dargli giovamento; neanche possono contribuire al miglioramento delle condizioni del suo fegato i frequenti litigi col nipote Karl.
Zio e nipote vanno a trascorrere una vacanza ospiti, ma dietro pagamento, di Johann Beethoven, a Gneixendorf; un prevedibile litigio fra i due fratelli la interrompe il 2 dicembre 1826 e Ludwig torna a Vienna su un carro scoperto, in una notte di pioggia. Guarisce a fatica dalla conseguente polmonite e da un attacco di itterizia, ma ormai è costretto sempre a letto; il 3 gennaio 1827 fa testamento, nominando Karl, il nipote, suo erede.
È afflitto anche dall’idropisia e deve sottoporsi a un’operazione che gli rimuova l’acqua accumulata. Sono ormai gli ultimi giorni della sua vita: il 23 marzo riceve l’Estrema Unzione e il giorno dopo perde conoscenza. Il pomeriggio del 26 marzo è assistito dalla moglie del fratello Johann e dal musicista Anselm Huettenbrenner che così descrive i suoi ultimi istanti: dopo la cerimonia funebre svoltasi nella chiesa di Santa Trinità, un corteo di almeno 20.000 persone lo accompagna nel cimitero viennese di Währing: i musicisti, tra cui Schubert, – che morirà l’anno seguente e verrà sepolto accanto a Beethoven – accompagnano il feretro, reggendone i cordoni e portando fiaccole e ceri.
Mario Beretta
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