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Lodevole ed imbarazzante

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La pensione di invalidità, in Italia, vale meno del cenone di capodanno.

Ricevo oggi una email di cui riporto testualmente il contenuto per poi commentarlo.

Disabili come Lenticchie

Inviato da: “Dino” diditull@tin.it   giulio97dt
Gio 28 Dic 2006 4:12 pm
S F I D A Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità
www.sindacatosfida.it e-mail: infosfida@tin.it tel. 3384520976 fax 0882-991017

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
AL PRESIDENTE DEL SENATO
AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
AL MINISTRO DELL’ECONOMIA
AL MINISTRO DELLE POLITICHE SOCIALI
AL MINISTRO DELLA FAMIGLIA
AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
AL MINISTRO PER LE PARI OPPORTUNITA’

La pensione di invalidità, in Italia, vale meno del cenone di capodanno.

On. Presidenti, On. Ministri
Mercoledì 21 dicembre ho letto un articolo del Corriere del Mezzogiorno, allegato al Corriere della Sera, dal titolo “Cenone della Vigilia, il conto è 240 euro”.
Secondo voi è possibile sopravvivere con una pensione che vale meno di un cenone di Capodanno?
Nel farVi gli auguri di un Felice Anno Nuovo, auspichiamo che la pensione di invalidità venga parificata non allo stipendio dei consiglieri di amministrazione dell’Eni, Enel, Alitalia, Ferrovie dello Stato, Sviluppo Italia, Rai, Anas…. ma semplicemente alla pensione minima di anzianità (almeno 500,00 ? al mese) e che le famiglie dei disabili non debbano più rivolgersi alla Magistratura per far valere i diritti negati dalle Istituzioni (es. Ministero della Pubblica Istruzione).
Roma, lì 28 dicembre 2006
Il Segretario Nazionale
Andrea Ricciardi

da disabilicom@yahoogroups.com

L’oggetto della email è pienamente condivisibile ed è un indecenza che con oltre 2.800 Associazioni (dato 98/99) operanti nel sociale non si riesca ad ottenere quanto invece hanno capitalizzato altre minoranze più coese e meno deficienti tanto da non rinnegare la loro natura … e qui casca l’asino!

Come si fa a chiamare un’Associazione che si occupa di Disabili “S F I D A Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità”?

Se siamo Diversamente Abili l’indecenza non è percepire una pensione inferiore, di molto, a quella nota come “Pensione Sociale” bensì l’indecenza è percepirla!
La pensione di Invalidità andrebbe tolta a tutti i i Falsi Invalidi ed a Tutti i Diversamente Abili. Per i primi il motivo e ovvio, per i secondi: “Pensione?! A lavorare! Non potete?! Fate scattare le Diverse Abilità!”.

È incredibile come la categoria dei Disabili sia riuscita a farsi tanto male! I Neri d’America andavano affermando di essere “Diversamente Bianchi”? I Gay vanno proclamandosi “Diversamente Eterosessuali”? I Poveri si dicono per caso “Diversamente Ricchi”? Ghandi ha liberato dal colonialismo gli Indiani od i “Diversamente Inglesi”?

Al cenone i Disabili ci saranno ancora per molto. Sì, come polli!

Sempre che non la si faccia finita con la nenia politico-intellettuale del “Diversamente Abile”!

Mancano poco più di 48 ore al 2007, vediamo di voltare pagina una volta tanto!

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About Author

Sono nato il 25 febbraio del 1963 ed a 23 anni ho coronato il mio primo sogno d'impresa: un'attività commerciale che durò per circa vent'anni. Dopo un periodo sabbatico fondai nel 2009 Ideas & Business S.r.l. che iniziò la sua opera come incubator di progetti. Nel 2013 pensai di concretizzare un sogno editoriale: realizzare un network di testate online. ImprendiNews.com è la prima testata attiva dal 1º maggio 2014. Altre già pensate e realizzate prenderanno vita pubblica nei prossimi mesi. Per ora scrivo per passione come per passione ho sempre lavorato per giungere alla meta.

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  • 10 commenti

    1. Condivido pienamente il punto di vista di Dino, essere disabile non vuol dire emarginazione,
      è un problema di cultura sociale, le tv, gli spot, la pubblicità e l’informazione, fanno parte di business
      e di polli da spennare ce nè sono sempre + là dove si vive nella speranza di un reddito almeno sufficiente,
      per poter arrivare a fine mese.
      L’indifferenza:
      Questa è la malattia da curare, col proprio comportamento, con la propia disponibilità di sapere
      fronteggiare situazioni anche al limite dell’impossibile, le civiltà sono andate sempre avanti
      perchè pochi hanno messo in gioco loro stessi,
      il loro coraggio,amore verso gli altri,non curanti di sè stessi, hanno consentito a molti avidi
      di denaro, di considerare merce il proprio simile. Curiamo loro che sono i veri disabili.

    2. Ciao Roberto!

      Condivido pienamente il punto di vista di Dino, essere disabile non vuol dire emarginazione,
      è un problema di cultura sociale, le tv, gli spot, la pubblicità e l’informazione, fanno parte di business
      e di polli da spennare ce nè sono sempre + là dove si vive nella speranza di un reddito almeno sufficiente,
      per poter arrivare a fine mese.
      L’indifferenza:
      Questa è la malattia da curare, col proprio comportamento, con la propia disponibilità di sapere
      fronteggiare situazioni anche al limite dell’impossibile, le civiltà sono andate sempre avanti
      perchè pochi hanno messo in gioco loro stessi,
      il loro coraggio,amore verso gli altri,non curanti di sè stessi, hanno consentito a molti avidi
      di denaro, di considerare merce il proprio simile. Curiamo loro che sono i veri disabili.

      Splendida dissertazione filosofica. Al lato pratico tu cosa condividi e cosa no?
      Sei un Disabile? Non lo sei? Lo sei è ti ritieni Diversamente Abile? O sei anche tu vittima di questa inutile giostra di parole?

      Non ho ben copreso la tua posizione.

      A presto, ciao!

    3. Carlo sposo in pieno il tuo pensiero, come sai mi sono avvicinato al mondo dei disabili avendo conosciuto te e credo di aver capito che un disabile non ha bisogno di compassione o altre amenità ma ha bisogno di poter vivere trattato come persona e non come altra entità e che i suoi diritti sono diritti non perchè è “diversamente abile” ma perchè è una persona e come tale deve essere rispettato ed aiutato per quelli che sono le sue necessità.
      Tutti abbiamo necessità diverse e tutti abbiamo diritto ad essere ascoltati ed aiutati ad essere delle persone, non deve esserci distizione tra “abili” o “diversamenti abili” ma solo tra le necessità delle PERSONE.

      Conoscendo te e talksina ho scoperto un mondo per me nuovo e mi ripugna pensare a te o a talksina come “diversamente abili” sia tu che lei, per esempio siete molto più bravi di me in programmazione e php e quindi in questo caso sarei io il “diversamente abile”.

      Incazziamoci perchè c’è lo strondo che parcheggia sugli scivoli nei marciapiedi, incazziamoci perchè nei locali chi sta su una edia a rotelle spesso non può entrare incazziamoci perchè la pensione di invalidità non è sufficiente per vivere per chi non può lavorare ma non chiamiamoli “diversamente abili” sono persone con esigenze come tutti gli altri.

      ciao

      wolly

    4. Forse tutto dipende dal fatto che non siamo uniti, che ne dite???? Perchè non provare a mettere tutti insieme le ns. forze? Noi ci stiamo provando, saluti Dino

    5. Forse la colpa è solo ns., inquanto non siamo uniti. Noi stiamo cercando con SFIDA di unire il mondo della disabilità senza campanilismo legato alla patologia o al territorio, perchè non farlo tutti insieme???? Incominciamo con dirci le cose come sono, e a rivendicare i diritti di tutti e non solo quelli del proprio ORTOOO. Saluti Dino…..
      P.S.: il mio nr. di cell. lo trovate sul comunicato

    6. Ciao!
      Eccomi qua e a proposito di disabili e “diversamente-abili”: quest’ultimo è diventato politicamente corretto perché ci si vergogna del proprio non saper-stare-con-gli-altri.

      Da quando i disabili hanno iniziato il peregrinare nelle scuole pubbliche, si è passati dal quasi tecnico ma timoroso “minorato”, ad handicappato (e sì, ci sono anche le corse ad handicap, ma per i cavalli ed anche per le automobili, ma per gli umani … no, non è corretto. Bah …), poi un sommesso “stato di menomazione”, seguito da disabile o “situazione di disabilità o di disagio” (si può scegliere…) fino ad arrivare all’eccentrico ed insulso “diversamente abile”… (Concordo con te)

      Ma gli handicappati di 25 anni fa sono rimasti tali, non sono, miracolosamente, diventati disabili o diversamente abili… 😉

      Mi occupo di handicap psichico, dal ritardo mentale all’autismo, passando per commistioni di cerebropatie che hanno … dell’insolito O_o** fino ad arrivare ad un padre di famiglia, della mia età, affetto da una malattia rara. Isomma, vivo e lavoro con chi non ha voce in capitolo si dice…
      Eppure, qualsiasi cosa riescano a fare, invece di farla diventare normale si riesce a farla percepire, al mondo, come straordinaria. Non si riesce ad incanalare la capacità lavorativa di un disabile nella normalità della vita …

      Accidenti, sto andando OT …. È perché mi faccio travolgere da questa mia normale disabilità di vita …
      😀 😀 😉
      Ciao Carlo, a presto!

      Francesco

    7. Ciao Wolly!

      … ma non chiamiamoli “diversamente abili” sono persone con esigenze come tutti gli altri.

      Amico mio, sei fra coloro che hanno compreso che il Valore di una persona Disabile non sta in una falsa, ipocrita e vigliacca dicitura come “Diversamente Abile” bensì in quel Valore personale che lo distinguerebbe anche se non Disabile.
      Che poi il Disabile abbia, a parità di esecuzione, un valore aggiunte è innegabile visto che deve spendere molte più energie anche solo per digitare una lettera, ma ancora una volta non è un “Diversamente Abile”, ma, piuttosto, un od una Disabile con le “Palle”!

      Salve Dino!

      Forse tutto dipende dal fatto che non siamo uniti, che ne dite???? Perchè non provare a mettere tutti insieme le ns. forze? Noi ci stiamo provando, saluti Dino

      Lei è una persona Disabile oppure no? I Disabili italiani non sono uniti per molti motivi, uno di questi è un latente “razzismo per patologia”. Io, Spastico, sono stato per oltre 10 anni presidente di una sezione della U.I.L.D.M. che si occupa di Distrofici. Un bel giorno mi son sentito dire da un responsabile Regionale: “Follis, lei cosa ci fa qui con noi? Mica è Distrofico?”.
      Spesso chi gestisce i “Carrozzoni” associativi non è neppure Disabile, come mai allora si discrimina solo in ambito Disabili?

      Ed ora mi dica, cosa vi ha portato a chiamarvi “Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità”? Già il termine “Sindacato” può essere, anche per sbaglio, associato ad una realtà para-politica. Poi abbiamo “Famiglie Italiane Diverse Abilità”, fatemi capre: vi occupate solo di famiglie dove tutti i membri sono Disabili (quindi Diversamente Abili, per voi …) o avete fatto di tutta un erba un fascio per coinvolgere anche quelli che spesso sono i “Gestori” delle nostre vite?

      La prego, mi faccia capire e cosa molto importante mi dica se parla di Disabili essendolo oppure no, sa c’è una certa differenza …

      Forse la colpa è solo ns., inquanto non siamo uniti. Noi stiamo cercando con SFIDA di unire il mondo della disabilità senza campanilismo legato alla patologia o al territorio, perchè non farlo tutti insieme???? Incominciamo con dirci le cose come sono, e a rivendicare i diritti di tutti e non solo quelli del proprio ORTOOO. Saluti Dino…..
      P.S.: il mio nr. di cell. lo trovate sul comunicato

      E vero, siamo disuniti! Io però sento di potermi legare solo a chi non occulta dietro a giochi di parole l’unica che ci può unire: Disabili!

      Poi perché sentirci per cellulare? Costa ed il nostro pensiero non diventerebbe patrimonio di Tutti!
      DisabileDoc.it è una libera piazza telematica dove vi verranno pubblicati sempre i comunicati che vorrete inviarmi.

      Ciao Checco!

      Eccomi qua e a proposito di disabili e “diversamente-abili”: quest’ultimo è diventato politicamente corretto perché ci si vergogna del proprio non saper-stare-con-gli-altri.

      Condivisibile per molti … Credo però che i “Diversamente Abili” siano stati creati ad arte per non creare voci di bilancio a sostegno di soluzioni necessarie!
      Così si può pensare: “Se sono Diversamente Abili si aggiusteranno con le loro diverse abilità …”.


      Eppure, qualsiasi cosa riescano a fare, invece di farla diventare normale si riesce a farla percepire, al mondo, come straordinaria. Non si riesce ad incanalare la capacità lavorativa di un disabile nella normalità della vita …

      Accidenti, sto andando OT …. È perché mi faccio travolgere da questa mia normale disabilità di vita …
      😀 😀 ;;)
      Ciao Carlo, a presto!

      Caro Checco, Tu e Wolly siete stati una boccata d’ossigeno in una atmosfera dove non si respira più le realtà!

      Il Disabile non verrà mai, forse (!), riconosciuto come entità lavorativa parificabile alle altre. Come potrebbero aprire gli occhi i Dormienti e continuare ad ingrassare alle nostre spalle molti, non tutti, dei Gestori di Cooperative dove il Disabile viene fatto lavorare perché si senta “realizzato” mentre loro si “realizzano” in Mercedes?!
      Non facciamo di tutta un’erba un fascio, ma certe realtà pullulano …

      Molti anni fa un amico mi insegnò la differenza fra Disabile ed Handicappato: Disabile è colui che per patologia vive una riduzione delle proprie capacità residue che scenderanno a valori inferiori al 100% mentre l’Handicappato è colui che vive un limite.
      Non tutti sono affetti da patologia debilitante, mentre tutti vivono dei limiti. Il Disabile è quindi un Handicappato solo più “esplicito” mentre tutti possono, chi più chi meno, celare il proprio Handicap.

      C’è poi un aggravante: il termine Handicappato è entrato nel parlar comune come un insulto destinato a tutti, quindi mi sembra abbastanza improprio insistere ad identificare i Disabili con un termine “secondario” e spesso “mal utilizzato”.

      Concludendo …
      Ho iniziato a scrivere questo commento alle 9:30, ora sono le 11:56. Ho impiegato tanto tempo in quanto Disabile, se fossi stato “Diversamente Abile” forse l’avrei scritto in 10 minuti … Capito la Differenza?!

    8. Ciao Carlo,
      inizio subito con le presentazioni. Sono papà di tre bambini di cui l’ultimo Giulio 9 anni è affetto dalla Sindrome FG Opthiz, una patologia molto rara in Italia ce ne sono solo cinque.
      Da un po’ di anni sono impegnato nel sociale inizialmente facendo nascere nel mio paese una Associazione, cercando di aiutare insieme a tanti altri genitori quelle famiglie in difficoltà, quelle mamme e quei papà che non hanno neanche il lusso di ammalarsi perché non sanno a chi lasciare il proprio figlio o alle tante famiglie recluse in casa senza aver commesso nessun tipo di reato ecc…. Ma ora parliamo di SFIDA.
      Perché nasce SFIDA?
      Perché nasce un sindacato per difendere i diritti dei disabili e delle loro famiglie?
      Sicuramente questo sindacato non vuole scavalcare o sostituire tutte le associazioni di volontariato esistenti sul territorio.
      SFIDA vuole essere un ponte tra le varie realtà e soprattutto vuole essere soggetto promotore di una solidarietà autentica.
      Vogliamo essere sindacato propositivo e non conflittuale che interagisce con il mondo del volontariato, delle istituzioni, del lavoro per far conoscere le nostre idee di una società più solidale. Noi siamo sindacato sociale e non di categoria. Non riteniamo che esistano le controparti, come per qualsiasi altro sindacato, ma soggetti con cui confrontarci sulle proposte che andremo a formulare. Il nostro sarà un sindacato basato sulle differenze di ognuno, che saprà rispondere alle aspirazioni creative di ciascuno ed ai veri bisogni di tutti. Una solidarietà che riconosce la nostra interdipendenza e che ci invita a restare uniti perché insieme possiamo lavorare. In questo terzo millennio, nonostante il grande lavoro fatto dalle associazioni di volontariato, esistono ancora troppi problemi non risolti relativi alla disabilità e certamente noi non abbiamo la presunzione di risolverli tutti, ma siamo convinti che molto si può fare. La strada sarà lunga ma questo non deve portarci alla sfiducia, dobbiamo impegnarci e scuotere l’isolamento della politica dai problemi reali che quotidianamente vive chi è in situazione di handicap. Siamo convinti che una struttura sindacale possa essere d’aiuto nell’affrontare i molti problemi ancora oggi non risolti. Voglio ribadire che la scelta di far nascer un sindacato non significa essere in contrapposizione con le associazioni di volontariato, ma vuol dire avere un’organizzazione strutturata diversamente dalle associazioni e che comunque lavorerà insieme alle associazioni. La nascita di SFIDA non significa creare la “categoria dei disabili” perché ogni disabile ha una sua esistenza; nessuno è uguale all’altro ed è assurdo e impossibile uniformare la disabilità.
      Sicuramente le difficoltà di un cieco sono diverse da quelle di un ipovedente o di chi vive su una sedia a rotelle, di chi è costretto a vivere a letto, di un audioleso, di un pluriminorato, di un tetraplegico, di un diplegico, di un distonico, di un distrofico, di un down o chi vive nel mondo delle psicosi. Ma se è vero che partiamo da situazioni dissimili tra loro, nella diversità dobbiamo avere un’unica voce corale per la difesa dei diritti troppo spesso scritti e non rispettati.
      Soprattutto dobbiamo ascoltare le proposte migliorative che solo chi vive la disabilità direttamente o indirettamente conosce e può suggerire. Per esempio anche quando si parla di barriere architettoniche non dobbiamo generalizzare, non bisogna pensare solo ai gradini, alle scale e varchi angusti ma ci sono anche le barriere architettoniche per i minorati visivi che purtroppo sono invisibili a chi vede bene. Da quanto detto è chiaro che i disabili non possono essere uniformati in una categoria, ma ci sono dei servizi, dei bisogni che ci accomunano. Ad esempio la riabilitazione se non funziona in una città, non funziona per tutti, l’indennità di accompagnamento è insufficiente per tutti, gli insegnanti di sostegno a scuola, se nominati in ritardo, lo sono per tutti e cosi via. L’esperienza della disabilità non è solo mancanza di benessere fisico o mentale, ma è anche la negazione dell’opportunità di vivere una vita tollerabile, ci si sente vulnerabili e impotenti rispetto all’incertezza del quotidiano, incapaci spesso di far sentire la propria voce.
      Per questo nasce SFIDA: Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità.
      Le famiglie delle persone disabili sono fondamentali per l’educazione e per l’inserimento sociale del componente che vive in situazione di handicap. Particolare è il caso dei bambini con disabilità.
      Per i genitori un figlio rappresenta:
      – un modo per affermare le proprie capacità
      – un’estensione di se
      – qualcuno con cui identificarsi.
      Di fronte al bambino disabile i genitori mettono in crisi la propria immagine di genitori perfetti. A questo punto il nucleo familiare vive in situazione di handicap. I rischi sono l’isolamento e l’emarginazione. A volte si arriva alla rottura dello stesso nucleo familiare. La famiglia in situazione di handicap va difesa, va protetta e va sostenuta perché è il nucleo affettivo primordiale e rappresenta la prima scuola di relazioni sociali.
      Per questo nasce SFIDA: Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità.
      Il termine diverse abilità non vuole essere la negazione di una condizione di difficoltà, non significa che essendo tutti quanti abili in modo differente non occorrono progetti e investimenti rivolti al miglioramento della qualità della vita dei disabili, anche perché altrimenti non saremmo qui oggi. Il termine diverse abilità è semplicemente il voler vedere la vita in positivo, vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto ed è un segno di speranza. Riteniamo che le problematiche da affrontare siano molte e che il programma di SFIDA debba nascere dal dialogo e dal confronto tra i disabili, le loro famiglie e le associazioni presenti sul territorio nazionale. SFIDA è un’opportunità in più per le persone disabili e le loro famiglie.
      Il Sindacato non è collegato a nessun partito politico, ne ad altri Sindacati, nasce dalla Puglia ma stiamo aprendo sedi in tutta l’Italia e abbiamo avuto segnalazioni anche da fuori nazione. Come collaborare??? Unendo le nostre forze, cercando di far parlare di noi e della Disabilità quelle persone che non vivono l’handicap, facendo parlare i nostri ragazzi, inserirli nel mondo dei “normodotati” senza aver paura degli sguardi o delle dicerie. Aiutare una persona disabile piemontese o calabrese, americana o francese, per noi vuol dire aiutare una Persona ad uscire dall’isolamento e sicuramente quel bambino un giorno sarà solo un diversamente abile e non un handicappato, perché l’handicap lo crea la Società che ci circonda. Chiudo con una mia riflessione, Giulio, mio figlio, non potrà mai scrivere il suo nome, neanche dopo tante ore, e forse non potrà mai difendersi da solo da chi si reputa persona attenta o sensibile……… Con tanta speranza di lavorare tutti insieme con tanta umiltà cordialmente Dino

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