Lo studio come strumento di accessibilità al mondo del D-Lavoro.
In sintesi è questo il concetto che emerge dall’articolo di Città Ideale. Un argomento sul quale si ritornerà.
L’ Università come ponte tra istruzione e lavoro per la persona disabile
L’Univesità Statale di Milano in via Festa del Perdono
La dott.ssa Onoria Neri responsabile del settore consulenza psico pedagogica degli studenti disabili dell’Università Statale di Milano
Forse non tuttii genitori distudenti disabili e promettenti nello studio che esistono delle risorse che aiutano l’inserimento lavorativo del proprio congiunto una volta che egli ha preso la laurea. All’Università Statale di Milano esiste il Servizio Diasabilità e handicap diretto dal dott. Bernava. Poniamo alcune domande alla dott.ssa Neri che è la responsabile del servizio psico-pedagogico dell’ufficio.
Dott.ssa Neri, sono molti gli studenti disabili che riescono a laurearsi?
Sono molti e con le più varie patologie; diabete, insufficienza renale, cardiaci, motori, alcuni senza arti e da quest’anno anche circa dieci con disabilità mentale, ma fortunatamente la percentuale di laureati è molto alta, quasi tutti ce la fanno.
In che modo riuscite a creare questo ponte tra Università e mondo del lavoro?
Esiste il CALD, coordinamento atenei lombardi che da settembre ha aperto un portale: www.caldjob.unimi.it. In esso, le aziende sono invitate ad inserire le loro offerte di lavoro. Ma non basta: il mio lavoro è il contatto con le persone che costituiscono le aziende, in particolare coi responsabili delle risorse umane, coi quali cerchiamo di costruire insieme dei percorsi di inserimento sfruttando gli strumenti legislativi. Gli atteggiamenti di queste persone nei confronti dell’obbligo di assunzione dei disabili sono vari. Alcuni mi chiamano esprimendo il fatto che sono stati costretti per legge ad assumere un disabile; altri da anni credono nel momento annuale di selezione delle risorse umane con disabilità e considerano il disabile una risorsa; altri hanno un pregiudizio verso alcune disabilità perché è intrinseco nell’essere umano avere pregiudizi che fungono da difesa.Tutti tendiamo a stare lontano dai pericoli, da ciò che può farci male, sia fisici che emotivi. Se un datore di lavoro ha il vicino di casa non vedente “rompiscatole”, è ovvio che sarà restio nel selezionare, tra varie disabilità, il non vedente. Il mio lavoro sta nel cercare di capirne le motivazioni e farlo ricredere. Il lavoro è diverso a seconda dell’atteggiamento iniziale. Se c’è da costruire la sensibilità alla categoria protetta, si lavora sul significato della risorsa, su quanto la persona conosca il mondo della disabilità valorizzandolo e non solo etichettandolo col solito “poverino”; si osserva il clima all’interno dell’azienda perché, una volta inserito, il disabile non avrà più contatti con questa persona. E’quindi importante capire se in azienda ci sono già stati esperimenti analoghi di inserimento e come sono andati. Lo stesso discorso vale se le aspettative nei confronti della persona disabile sono troppo alte: non tutti sono preparati, autonomi e così via. Un quarto atteggiamento è la voglia di assumere un disabile ma il non sapere cosa fargli fare.
Il portale si trova a: www.caldjob.unimi.it
Quali sono le leggi che tutelano l’inserimento dei disabili in azienda?
La legge 68: in base al numero di dipendenti di un’azienda permette l’inserimento di persone con disabilità con invalidità superiore al 46%. Legge Treu o 196: permette l’inserimento attraverso il percorso del tirocinio fino a 24 mesi. Questa è un’occasione per sperimentarsi, verificare se il percorso seguito fino a quel momento è giusto, se ci sono mancanze e così via. Questo pacchetto permette all’azienda di convenzionarsi con un ente che fa da mediatore, permette la copertura assicurativa e fa da tutor esterno. L’azienda ha un tutor interno. Questo strumento si usa a scuola e nelle università per i percorsi di tirocinio. Per usufruirne, almeno in Lombardia, ci si deve rivolgere agli uffici regionali o provinciali che si occupano del tirocinio e lavorano solo su questa legge; altra alternativa è di prendere contatto con i centri che fanno da mediatori tra collocamento e azienda. Questa legge vale per i disoccupati. Chi lavora già ha leggi diverse, ad esempio periodi di aspettativa. La legge 68 permette di considerare anche il tirocinio come percorso di inserimento, quindi un’azienda può prendere un tirocinante ai sensi della legge 68. Non esiste invece un tutor per chi è assunto. Alcune aziende prevedono, all’interno del gruppo di lavoro delle varie divisioni, tutor aziendali che permangono anche nel momento dell’inserimento lavorativo, ma ciò dipende dall’esperienza. In linea di massima, comunque, la situazione legislativa è buona, ma bisogna fare sensibilizzazione. Se la possibilità di avere personale con disabilità visiva diventa sempre più popolare, le difficoltà diventeranno sempre minori.
La Redazione
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