Disabile DOC intervista la maestra Ausilia Gili, insegnante di sostegno.
Ho il piacere di pubblicare un’intervista che vi prego di leggere attentamente, a domande chiare seguono risposte limpide ed intrise di conoscenza sviluppata sul terreno del proprio lavoro. Emerge chiaro il valore dell’Insegnante di Sostegno come anche messaggi chiari di come si debba rendere più paritaria questa figura rispetto agli altri docenti che, di tanto in tanto, vedono la collega od il collega come invece non dovrebbero …
Ausilia GIli è nata nel 1969 e si è diplomata all’istituto magistrale nel 1987, ha frequentato il corso di specializzazione polivalente diplomandosi nel 1990 all’istuto G. Toniolo di Torino. Dall’anno scolastico 1988/1989 comincia il periodo delle supplenze ed incarichi annuali, fino al Settembre 2000 quando si raggiunge finalmente la tanto sospirata immissione in ruolo da concorso ordinario.
Scusate la ridondanza, ma non perdetevi la lettura di un’intervista illuminante!
L’intervista
D – Purtroppo il mestiere della Maestra, tanto più se di Sostegno, non è conosciuto come quello delle Veline o … Esattamente una maestra di Sostegno che ruolo ha?
R – La figura dell’insegnante di sostegno nasce nel 1977 con la legge 517, ma, a mio avviso la definizione precisa arriva solamente con la L.104 del 1992 che cito testualmente: “Gli insegnanti di sostegno assumono la contitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti.”. Sono passati 15 anni dall’entrata in vigore della legge, ma non sempre il ruolo viene inteso e vissuto in modo corretto: spesso le insegnanti di classe provano “fastidio” all’idea di avere una persona in aula, che in larga misura viene vissuta come un “controllo” del lavoro svolto; alcune tentano di delegare completamente il progetto educativo del bimbo disabile all’insegnante di sostegno; altre credono fermamente che l’insegnate di sostegno sappia fare i miracoli o perlomeno possegga una ricetta magica per irsolvere tutti i problemi …
NON SONO D’ACCORDO! L’insegnate di sostegno è una risorsa importante per affiancare il lavoro delle insegnanti di classe, ha un ruolo di mediatore tra i programmi ministeriali e le reali esigenze degli alunni, non solo dei cosiddetti “certificati“, ma di tutti i bambini che affrontano con difficoltà le proposte di apprendimento. Non mi sono mai sentita una baby sitter, nè ho mai accettato di essere considerata un’insegnante di serie B, credo fermamente che il mio compito sia una sfida non tanto contro la disabilità o l’handicap, ma contro la discriminazione e i luoghi comuni.
D – Per il suo ruolo specifico, la figura della Maestra di Sostegno può ricondursi alla figura della Maestra “singola” di quando eravamo noi bambini?
R – Dipende. Dipende dal tipo di difficoltà che presenta l’alunno; laddove ci sono problemi di apprendimento, non sempre si può costruire un programma parallelo a quello della classe, per cui l’insegnante di sostegno prevede una programmazione individualizzata idonea alle capacità reali dell’alunno, non tanto per farlo sentire diverso dagli altri, ma per permettergli davvero di sviluppare le sue potenzialità, senza grandi frustraziioni, ma con grande coerenza; in questo caso è indispensabile conoscere tutte le discipline, ma ci sono anche le insegnanti di classe che molto spesso sono disponibili a collaborare per creare il percorso adatto.
D – Come si colloca e come viene vissuta la presenza della Maestra di Sostegno nei confronti del bambino o bambina Disabile e del resto della classe? Per gli altri allievi sei più una seconda Maestra o l’Amica un po’ cresciuta del loro compagno di classe?
R – Io ho sempre spiegato molto serenamente a tutti i bambini che cosa ci sto a fare io in classe. Loro non hanno mai avuto problemi, per loro sono una maestra in più! Poi a seconda della valenza che mi viene attribuita dalle colleghe loro si adeguano e si comportano con me di conseguenza. Ti faccio un esempio: in alcune situazioni tutti i bimbi della classe si rivolgono indifferentemente a me o all’insegnante di classe per la correzione del quaderno o consigli su come svolgere un compito, in altre realtà viene proibito loro di “disturbarmi”, per cui mantengono sempre una certa distanza, soprattutto in presenza della collega!
D – La partecipazione del genitore del Disabile è sempre pari alle aspettative che hanno nei tuoi confronti e di quelli della scuola o non è così?
R – Io ho sempre cercato la collaborazione della famiglia e la loro condivisione del progetto educativo, con la disponibilità a mettermi in discussione per trovare insieme un percorso formativo serio e coerente. Spesso i genitori si portano addosso tanta sofferenza e non vogliono accettare i limiti del prorpio figlio, spesso ti chiedono di fare qualunque cosa purchè impari a leggere e scrivere, altre volte invece l’iperprotettività prende il sopravvento e non nutrono nessuna aspettativa nei confronti dello sviluppo cognitivo, “l’importante è che venga a scuola volentieri”.
D – L’insegnante di Sostegno oltre ad essere un grande aiuto pensi sia anche la prima “gabbietta dorata“ del Disabile oppure no? Od ancora, può dipendere dal soggetto Disabile e relativa patologia?
R – Istintivamente in alcune situazioni ti viene davvero voglia di “farti gabbietta dorata” per questi bimbi, ma la professionalità dell’insegnante di sostegno è un’altra cosa: non credo di dover risparmiare nulla a questi bimbi! Intendo dire: ogni esperienza che può fare un bambino è importante per la sua crescita e per la formazione di quella corazza che permette a chiunque di sopravvivere in un mondo dove non è facile vivere per nessuno, tanto più lo è per chi non racchiude in sè tutti quei canoni che la società inquadra in uno schema di perfezione. Io sono stata tacciata di essere “crudele” da alcune colleghe, per aver rimproverato un bimbo o per averlo messo in castigo … sono convinta che ognuno debba imparare a dare il meglio di sè e assumersi le sue responsabilità, ovviamente nel rispetto delle caratteristiche peculiari di ciascuno.
D – Non si fa altro che riformare e riformare ciò che lo è già stato, se non nei fatti anche solo sulla carta. Se ti dessero la possibilità di introdurre due nuove regole, chiamiamole così …, una a tutela del Disabile ed una a tutela dell’Insegnante cosa attueresti?
R – Abolirei il pietismo per il bambino e la commiserazione per una persona che fa “SOLO L’INSEGNANTE DI SOSTENO“!
D- Per concludere, quando tu manchi per qualche giorno, come si ridisegna l’equilibrio della classe?
R – Uno degli obiettivi più importanti per me è quello di non creare dipendenza. Spesso pesa anche a me chiedere ai bambini di stare sulla sedia piuttosto che tenerli in braccio, mi faccio violenza quando gli dico : “Ce la fai da solo, non hai bisogno di me”, ma credo che la fiducia e la spinta siano carte vincenti per una crescita importante. Bisogna stare attenti a distinguere bene le nostre esigenze dai reali bisogni dei bambini. Io cerco di renderli molto autonomi, li aiuto a cercare la cooperazione con i compagni e li sprono a buttarsi … anche perchè potrei mancare per qualche giorno, ma sicuramente non starò al loro fianco per tutta la vita e loro hanno il diritto di continuare il loro percorso indipendentemente da me.
Grazie Ausilia!
Partecipa