Riflessioni sul valore di poter gestire le proprie scelte ispirate dal caso Welby.
Quanto valore ha la nostra scelta? O meglio, perché bisogna poter scegliere solo quando siamo nella condizione fisica di gestire la scelta stessa? Avete mai pensato a quante migliaia di persone, milioni nel mondo, sono prigioniere di una scelta che è l’impossibilità di agire? Fino a che punto, se mai è logico immaginare un inizio, siamo “proprietà” etica dello stato laico o di quello della chiesa? È giusto mettere in discussione le scelte legate al libero arbitrio che comunque coinvolgono solo il soggetto interessato? Dove inizia e dove finisce l’etica? E poi, l’etica di chi?
Signor Welby della Fondazione Coscione
Un Disabile non vive già come vorrebbe, almeno in linea teorica. Siamo certi che sia giusto impedirgli l’ultima sua volontà? Il rispetto delle sue intime convinzioni non sarebbe una forma di libertà?
Se oggi il Signor Welby otterrà ciò che vorrà non avrà infranto alcuna etica o credo. Sarà solamente riuscito ad avere la fisica estensione della volontà che forse avrebbe già attuato in autonomia se l’avesse ancora.
Un ultima riflessione, rimanendo strettamente nello specifico, può un Giudice pronunciarsi su una materia tanto “alta” e personale?
Vi è solo un’opinione giusta al riguardo: quella che ognuno di voi ha!
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