Come gestire bene il proprio tempo.
Prendetevela comoda, ma leggete l’articolo di Città Ideale.
Lento è bello
Il tempo, dicono, è tiranno. Viviamo in un mondo accelerato in cui tutti hanno sempre fretta e le ore della giornata sembrano troppo poche. Se il tempo non ci basta è perché lo impieghiamo nella maniera sbagliata. Come macchine, programmate per una determinata funzione, anche noi spesso procediamo senza chiederci se quello che stiamo facendo oggi è realmente necessario come lo era ieri. Chi non ha il tempo dalla sua parte ha dimenticato o trascurato di definire le mete, i concreti obiettivi e una visione per la propria vita. Per capire che cosa sia veramente importante occorre rallentare i ritmi. E chi tali ritmi li ha già, naturalmente, rallentati? Questi, in una società come la nostra, sempre pronta a spronare verso efficienza, velocità di risposta, produttività e conseguente incremento del Prodotto Interno Lordo, si possono sentire inadeguati, tagliati fuori dalla vita pratica, concreta e moderna. In questa seconda categoria, probabilmente minoritaria, ritroviamo i disabili, persone che hanno alcune funzioni fisiche compromesse ma anche altre, sensibilizzate e potenziate, vuoi per l’esigenza di compensare e riequilibrare, vuoi anche per la loro speciale sensibilità umana. Il rallentamento dei ritmi, auspicabile per le persone schiacciate dalle prestazioni professionali ed umane, richieste sempre più insistentemente di fare di più e più in fretta, può rappresentare una fantastica opportunità per coloro che tali rallentamenti li hanno propri, come dati di fatto, difficilmente superabili per obiettivi limiti fisici. La nostra umanità richiederebbe menti più analitiche, più attente a quanto accade intorno a noi, sia rispetto ai fenomeni naturali, come l’andamento delle stagioni, sia anche a fenomeni o materie più impegnative che richiedano un’elaborazione complessa e matura. La velocità di pensiero (e d’azione), considerata infatti un valore positivo, di fatto spinge alla superficialità, alla scelta di soluzioni più “facili”, meno meditate e quindi più fragili, fallaci e di maggior rischio nel tempo. Contrapposta a questa “filosofia” vorremo proporre dunque la bellezza e la saggezza della lentezza.
Quante cose vede la tartaruga che alla lepre sfuggono!
Elogiamo la lentezza, virtù a volte costretta da una condizione non richiesta e non voluta, che porta con se il valore della riflessione e della meditazione. Il tempo rallentato è il tempo che induce alle scelte più sicure.
Lento sarebbe un valore negativo per chi volesse arrivare primo in una gara atletica. Diventa invece positivo se gli si accompagna la capacità di analizzare i dati, elaborarli con tutto il tempo necessario a considerare, valutare e godere tutto quanto sia rilevante in merito. Si badi bene, non vogliamo qui proporre metodi aulici riservati a pochi eletti: che la lentezza ci serva ad assaporare il bello di un tramonto, la complice ed improduttiva chiacchiera con un amico, ma anche a considerare tutte le implicazioni presenti e future insite in una scelta, “prendercela comoda” non deve essere considerato fonte di vergogna ma, anzi, un valore aggiunto che solo pochi, in realtà, sanno attivare. In tale ottica allora anche i disabili possono essere valorizzati nelle loro specificità. Invece di pretendere da loro prestazioni già difficili per tante persone così dette normali, si dovrebbero assecondare e, magari, attingere dai loro ritmi, naturalmente rallentati, che si possono aprire a nuove possibilità di scelte più meditate ed attente e, in buona sostanza, ad una qualità della vita migliore.
Vittorio Levi
La selezione degli articoli di Città Ideale verrà proposta in diversi giorni.
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