Alessandro Ville: Protagonista DOC!
È necessario è doveroso guardare con ammirazione chi riesce a beffare i propri limiti compiendo imprese che sono motivo d’orgoglio e stimolo per tutti.
Chissà, forse la follia più grande è stata staccarsi da una meravigliosa moglie e due splendide creature. Non perdetevi l’avventura di Alessandro Villa.
Grande impresa di un disabile italiano, 800 chilometri in handy byke sulle strade americane
Dalla Louisiana al Tennessee in handbike in otto giorni. Per far conoscere l’atassia di Friedreich
Alessandro ha fondato l’associazione sportiva onlus “Piccoli Diavoli tre ruote”
Alessandro Villa è un atleta. Ha 26 anni e abita a Monza. Ha una bella moglie, due splendidi figli, Chiara di cinque anni e Andrea di due e mezzo, ed è affetto dall’atassia di Friedreich (AF), una rara malattia neurologica degenerativa che implica la mancanza di coordinazione motoria e per la quale, al momento, non esiste una cura.
L’11 marzo scorso è partito per gli Stati Uniti dove, con l’amico Kyle Bryant, come lui affetto da AF, ha percorso in poco più di una settimana in sella a una handbike, bicicletta a tre ruote che si spinge con le mani, 770 chilometri, da Baton Rouge, nei pressi di New Orleans, a Memphis, dove ha partecipato al congresso nazionale della National Ataxia Foundation.
“Sono venuto a conoscenza dell’impresa di Kyle attraverso una mail che mi è arrivata dalla FA_babelFAmily (una mailing-list che, traducendo i loro messaggi, mette in contatto i malati di AF attraverso il mondo), lo scorso ottobre – racconta – e ho deciso di unirmi a lui. Dopo un fitto scambio di mail mi sono imbarcato.”
A Baton Rouge, Alessandro è partito con Kyle, che però viaggiava su una Tribike che si spinge con le gambe, ed era molto più veloce. Così Alessandro gli ha detto di andare.
“Lì sono cominciati i momenti duri” racconta Villa, e lo testimonia l’e-mail spedita agli amici il 20 marzo: “Ho tirato la handbike con la sedia attaccata dietro, due zaini, il pc e due magliette ma ce l’ho fatta. Ho pedalato sotto la pioggia, col vento, ho dormito in uno scatolone, poi in un lurido motel, poi con i vigili del fuoco. Me la son fatta sotto, ho vomitato e pianto dalla paura ma sono qui, ed ora mi concedo relax fino al congresso, poi voglio solo tornare dai miei bambini”.
Non sempre Alessandro ha trovato da dormire. “L’esperienza più brutta è stata in quel motel dopo Madison. Non vedevano di buon occhio la mia disabilità e non volevano che portassi la handbike in camera: ma io ne avevo bisogno, perché a bordo avevo il pc per le e-mail e il cellulare. La stanza era così piccola che per sistemarci la hb ho dovuto dormire con la porta aperta”.
Ma tante volte ha sperimentato l’ospitalità degli americani: “A Madison e a Clinton ho dormito nella caserma dei vigili del fuoco che mi hanno ospitato con molto calore. E tante volte, quando ero stanco, ho chiesto un passaggio per tirare il fiato qualche chilometro. Mi caricavano con quei loro grandi pick-up: dietro mettevano la hb e davanti me, sono stati davvero molto gentili”.
Da Memphis Alessandro è tornato con tanti regali per i figli. Ora Alessandro aspetta l’amico Kyle: stanno progettando un tour in handy bike dell’Italia che l’americano non ha mai visitato.
La Redazione
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