Cronaca del WordCamp 2007 di Wordpress tenutosi a Milano.
Paolo Valenti, Wolly, pubblica su WordPress Italia un interessante articolo che ripercorre i momenti del WordCamp 2007. L’articolo e firmato da Luciano.
È una lettura estremamente interessante.
WordCamp 2007
Slog e il Paletto si trovavano per coincidenza nei pressi del Wordcamp 2007, la conferenza per utilizzatori e sviluppatori di WordPress, la piattaforma open source che “ospita” questo blog (esiste anche una comunità italiana di supporto).
Sono stati due giorni intensi, il primo dedicato agli utilizzatori ed il secondo agli sviluppatori.
Alcune note a futura memoria.
Rileggendo vedo che sono piuttosto lunghe, se non vi interessa il tutto magari potreste trovare utile qualche spunto di riflessione che ho messo in grassetto nel testo, così è più facile da trovare.
Sabato:
- Dan Kuykendall ha parlato del suo plugin podpress, che consente di gestire eventuali podcast. Non è argomento che mi interessi a breve ma è sempre conivolgente sentire qualcuno parlare con passione di qualcosa su cui sta lavorando.
- John C. Dvorak vs. Om Malik è stata una discussione a due voci, più il pubblico, su Blogger vs. giornalisti. Come al solito Dvorak è stato piuttosto secco nelle sue sentenze. Da ricordare il suggerimento di leggere ad alta voce quello che si è scritto per evidenziare gli errori. Quando si è parlato dei commenti negativi sul blog, con una scrollata di spalle ha liquidato la cosa con un “che me ne frega, mi danno dell’idiota da 25 anni eppure sono quassù che parlo”.
Ha inoltre sollevato la questione design, suggerendo che la struttura classica da “blog”, come questa, potrebbe soffrire di credibilità a fronte di design più “professionali”. E ha citato il lavoro di tale “Brightman“. A voi il giudizio.
- Dopo i gustosi panini di Subway (compresi nel costo di partecipazione, assieme alla maglietta, ettolitri di acqua e caffé, e paste a volontà) ecco che entra a gamba tesa Lorelle VanFossen, energica presentatrice e coinvolta nel progetto, soprattutto nei siti di supporto.
La sua performance è stata incentrata sulla creazione di contenuti, in particolare di quelli che possano stimolare una conversazione con i lettori. E la cosa è biunivoca, in quanto, quanto leggiamo altri blog, siamo i lettori che potrebbero aiutare a sostenere la conversazione. Suggerimento chiave: “dite qualcosa che non è mai stato detto, o qualcosa di conosciuto da un punto di vista nuovo”.Lo so: scontato. Lo faccio? Lo fate?
- Si passa poi alla “blog monetization“. Jeremy Wright, chiama tre volontari sul palco chiedendo: uno che lo fa a tempo pieno, e si guadagna da vivere col blog, uno che sì, quattro palanche, ma niente di più? e un poveraccio che stenta con entrate a zero. Nella introduzione si dimenticano di specificare chi è chi, e così ci resterà sempre il dubbio. La conversazione è comunque interessante, tra confini etici (che per Jeremy sembrano piuttosto flessibili e legati principalmente al risultato) ed efficacia dei vari sistemi (su cui è preparato ma non sembra voler condividere i “segreti”), a parte il principale: bisogna darsi da fare, non è che si apre un blog, ci si mette la pubblicità ed i soldi arrivano. Mi ha colpito l’idea dietro a newstex, che prova a ripubblicare i vostri contenuti in giro pagando il dovuto quando questo accade. Non so se funzioni, ma mi sembra più attraente del classico adsense o simili
- Poi è stata la volta di due dei ragazzi che lavorano su WordPress, Lloyd Budd e Mark Jaquith, i quali hanno esposto come aiutare nel progetto. In effetti non è che serva essere dei programmatori. C’è un sacco di spazio nella documentazione di supporto, o nell’internazionalizzazione.
- Robert Hoekman, jr. ha parlato di “Designing the obvious”, che è anche il titolo del suo libro sul web design. Rendendosi conto che la platea era composta di bloggers ha cambiato la sua presentazione al volo cercando di renderla più centrata sul pubblico. Essendo improvvisata non ha convinto al 100%. Resterà il suggerimento di far emergere gli elementi essenziali (che potrebbero non essere gli stessi per chi scrive, chi legge, chi paga la pubblicità, etc.). Interessante il test che prevede di esporre qualcuno ad un sito per 5″, oscurarne la vista e chiedere una impressione/riepilogo. E’ un feedback molto utile, e spesso sorprendente per chi ha disegnato il sito.
- Ultimo è comparso sul palco Matt Cutts, che è ingegnere, lavora in Google, utilizza wordpress (da notare che Google ha la sua piattaforma che, se non ricordo male, risponde al nome di Blogger) e aveva in programma il SEO, ovvero ottimizzazione del sito per i motori di ricerca. Quì si è visto come capacità di presentazione e preparazione possano rendere vivace anche l’ultima ora di una giornata su scomode seggioline pieghevoli. Ha parlato di un plugin che si chiama SEO title (che, evidentemente, non viene utilizzato in questo blog, e mi scuso, ho dei problemi di accesso al server) il quale consente di rendere i permalink diversi dal titolo del post, permettendo di ottimizzare entrambi per il loro pubblico.Suggerisce anche di mettere il sito/blog in una sotto directory (es. mattcutts.com/blog) così da rendere più facili eventuali traslochi o pulizie). Ha spinto sulla webmaster console per vari strumenti che contiene.
Ha poi ricordato di usare l’”alt tag” per le foto in modo da rendere il sito più accessibile a persone con disabilità visive e a motori di ricerca con esigenze di indicizzazione.
Da ricordare una scrittura varia e variata, che utilizzi sinonimi e parole diverse (utile per non tediare i lettori e facilitare i motori di ricerca che lavorano anche sulle parole simili)
Domenica:
- Il giorno degli sviluppatori. Barry Abrahamson e Matt Mullenweg hanno parlato di HyperDB e scalabilità della piattaforma. Mi piacerebbe poter dire che ho capito le risposte ai problemi, ma non ho neanche chiari i problemi
- Jeremy Zilar lavora al New York Times, e gestisce i relativi blog, che utilizzano wordpress (anche se non proprio proprio l’ultima versione) e ha fatto una piccola sintesi della loro esperienza.
- Rashmi Sinha ha commentato su design massively multiplayer social systems, che al di là del nome, signica creare uno spazio pubblico dove la gente può fare delle cose. Nel suo caso, condividere presentazioni in Power point. E quì più di qualche affermazione è stata di quelle che poi ti porti dietro per molto tempo. Come per esempio il fatto che i collegamenti tra le persone necessitano di un mediatore (il caffé, la partita, una cena), e questo mi ha reso più chiaro il motivo per cui ero scettico su siti tipo linkedin.
Oppure il fatto che bisogna essere pazienti e comprensivi, perché una volta in mano agli utenti il sito prende vita propria, che non sempre è quella che il disegnatore aveva in mente. Indispensabile anche una certa tolleranza al “casino”.
Ha poi parlato del fatto che la popolarità non è poi così democratica, anche su internet. In siti in cui è presente l’opzione “preferiti/più visti” tendenzialmente chi entra in classifica acquisterà sempre maggior popolarità e sarà più difficile da scalzare. E le barriere in entrata saranno piuttosto alte.Ha citato un libro, “Wisdom of Crowds“, e il fatto che le scelte collettive non sempre siano “giuste”, razionali, o democratiche.
E’ uno degli interventi che mi è piaciuto di più, non ha spinto sul suo sito ma lo ha utilizzato per riflessioni generali.
Segnalo il vincitore del concorso che avevano fatto: “shift happens“, che non a caso è il più visto all time (avvertenza: sconsigliato per chi si trovi in un momento di crisi personale/professionale).
- Dopo il preludio musicale di un impreparato Andy Skelton, è arrivato Dave Winer, che sarà anche un genio del computer, ma se ne è stato immobile dietro il palchetto per un’ora, senza mai cambiare tono, a dire che bisogna creare degli archivi a prova di futuro e a dire che non capisce facebook, principalmente perchè non gli consente di scriverci sopra i programmi che vuole lui. Ripeto, sarà un genio, ma non mettetelo dietro ad un microfono.
- Liz Danzico ha parlato di usabilità e del lavoro che hanno fatto tramite Happy Cog ascoltando e guardando utilizzatori di WordPress per capire come renderlo migliore. Bella la conclusione che bisogna ascoltare quello che l’utente dice, ma anche guardare quello che fa, che non sempre sono la stessa cosa. Ovvia, ma non sempre scontata, la conclusione che il sistema dovrebbe essere trasparente (il che ci riporta a frequenti considerazioni sui sistemi per incrementare l’organizzazione, spesso assetati di risorse).
- Il finale se lo è riservato Matt Mullenweg, sviluppatore leader, e leader di fatto. Al di là dei numeri che ha presentato, impressionanti, mi ha colpito il fatto che ha le idee chiare su quello che wordpress è e resterà, una piattaforma per blog open source, possibilmente sarà, una piattaforma flessibile e sicura, e sicuramente non sarà, un CMS generale. Sono state affermazioni che danno fiducia per il futuro.
- Per la chiusura sono stati messi sul palco i quattro sviluppatori principali (Mark, Donncha, Mike e Andy) e sono stati sottoposti ad un fuoco di fila di domande. Non è del tutto rassicurante, in un mondo sempre più dominato dai computer, sentire risposte completamente opposte a domande sul funzionamento di un programma da parte di gente che ci lavora. Ma se poi si pensa alla complessità di un sistema come WordPress, ed è comprensibile che ci possano essere approcci diversi.
La platea era affollata di blogger, computer, e wifi aggratis per cui sono già disponibili centinaia di foto, commenti e altro. Alcuni sui link che ho fornito, per altri basta mettere “Wordcamp 2007” su google o technorati e c’è di che guardare/leggere per ore.
[Articolo scritto da Luciano ]
Wolly
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